L’ANSIA: Cos’è e quando occuparsene.
Il termine ansia deriva dalla parola latina anxius e significa ansioso, inquieto, vigilante.
È un termine ampiamente utilizzato nel linguaggio quotidiano che definisce una risposta emotiva che tutti noi conosciamo molto bene. Usiamo questa parola per indicare infatti una serie di reazioni cognitive e fisiologiche che si scatenano nel nostro organismo quando ci troviamo ad affrontare una situazione che percepiamo come potenzialmente minacciosa o pericolosa.
Quando parliamo di ansia siamo però obbligati a fare una prima considerazione che sta alla base di qualsiasi ragionamento. L’ansia è una risposta emotiva fisiologica che tutti noi sperimentiamo nel corso della nostra esistenza. È un meccanismo che possiamo senza dubbio definire “adattativo” in quanto consente l’attivazione delle nostre risorse nelle varie situazioni di necessità.
Facciamo un esempio: se ho un importante esame da affrontare, o una riunione, l’ansia che spesso insorge nel periodo precedente, mi consentirà di studiare e di arrivare a quel giorno ben preparato. Tutto ciò determinerà un’attivazione positiva del nostro organismo che si metterà in moto e attuerà in funzione di tale situazione. In questo caso l’ansia si dice funzionale, perché appunto insorge in funzione di un obiettivo ben preciso: arrivare pronti e preparati ad un evento per noi importante.
Se invece quest’attivazione si protrae più a lungo del necessario, o provoca reazioni talmente intense che non permettono di esprimerci al nostro meglio nelle varie situazioni che dobbiamo affrontare, allora l’ansia diventa disfunzionale, cioè alterata nel suo normale funzionamento, e quindi un problema.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità già nel 2019, 301 milioni di persone nel mondo convivevano con problemi legati all’ansia, dopo due anni di pandemia, la situazione attuale appare fortemente aggravata.
Come capiamo dunque se l’ansia che stiamo vivendo ci serve o ci rallenta? Se ci è funzionale o se invece incarna il famoso peso attaccato al piede che ci tiene incollati a terra?
Un disturbo di ansia si differenza dall’ansia evolutivamente normativa per avere la caratteristica di essere decisamente eccessiva e/o persistente oltre i periodi evolutivamente appropriati (DSM-V). A differenza dell’ansia transitoria, in questo caso è persistente, costante e porta la persona che ne è afflitta ad avere una percezione aumentata del pericolo nelle situazioni temute.
Ansia sana o patologica:
- CONTESTO
Qual è il contesto all’interno del quale si scatena la reazione ansiosa? Nei casi di ansia patologica la reazione spesso è inadeguata rispetto al contesto che la scatena. O meglio, la situazione che ha scatenato la reazione non è una situazione tipicamente ansiogena o se lo è non così tanto da scatenare reazioni particolarmente forti.
- INTENSITÀ
Fino a che l’ansia resta sotto una certa soglia è uno stato d’animo normale che ci permette di affrontare le situazioni. Se l’intensità è eccessiva da non permetterci di fronteggiarle diventa un problema.
- FREQUENZA
Ogni quanto abbiamo queste reazioni? Sono ansioso/a una volta ogni tanto in prossimità di prove importanti? O le reazioni diventano particolarmente frequenti da impossibilitarci di vivere serenamente la vita?
- PERVASIVITÀ
La frequenza con cui si presentano le reazioni ansiose determinano la pervasività di esse nella nostra vita.
Ansia non è uguale a Paura
Spesso si tende a sovrapporre il termine ansia a quello di paura come se le due parole avessero lo stesso significato, ma non è affatto così.
La paura è una percezione che scatena un’emozione, la quale conduce il nostro corpo a scatenare una reazione psicofisiologica; l’ansia è solo l’effetto psicofisiologico della percezione.
In quest’ottica possiamo affermare che l’ansia in realtà ci è utile, perché fin quando resta sotto ad una determinata soglia, ci permette di affrontare le situazioni e di fronteggiare la paura. “Solo oltre il livello di soglia, che è diverso per ogni individuo, si trasforma in perdita di controllo delle proprie reazioni e può condurre al panico […] l’ansia è l’effetto della percezione della paura, nel caso in cui diviene troppo elevata può trasformarsi nella causa della paura.” (Nardone) In questo caso l’effetto si trasforma in causa creando così una perfetta interazione circolare.
Questo tipo di precisazione è di fondamentale importanza quando ci occupiamo del trattamento di disturbi fobici. Perché dato quello che abbiamo appena detto, se io considero ansia e paura la stessa cosa e tratto la paura inibendo le reazioni fisiologiche per esempio attraverso l’uso di farmaci, cosa accade? La persona va inizialmente incontro ad un’effettiva riduzione dei sintomi, perché si abbassano le reazioni fisiologiche corporee, ma non smette di aver paura dello stimolo che gliele provoca.